Il trattamento psicologico del sonnambulismo

Il modo in cui si struttura il sonno e le scoperte polisonnografiche dimostrano come la maggior parte degli episodi di sonnambulismo avviene durante il sonno a onde lente (sonno profondo). Nonostante i fattori genetici giochino un ruolo importante nel determinare tale fenomeno[1], alcuni studi recenti hanno mostrato come le parasonnie sono associate anche a altri disturbi del sonno o mentali[2],[3]e a fattori psicologici[4]. Gli indici di prevalenza del sonnambulismo evidenziano come tale fenomeno tenda a manifestarsi soprattutto in adolescenza, più che nell’età adulta. Il trattamento del sonnambulismo spesso è di tipo farmacologico, soprattutto consiste nel prescrivere benzodiazepine tra cui il clonazepam[5]. Tuttavia, alcuni pazienti non rispondo a tale trattamento o presentano degli effetti collaterali[6]. Lo scopo di questo articolo è quello di dimostrare il funzionamento psicologico correlato alla predisposizione al sonnambulismo e di descrivere una psicoterapia focalizzata su tale disturbo quale opzione per trattare il sonnambulismo in età adulta.

PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO

E’ stato condotto un trattamento psicologico dallo stesso psicologo, per 11 sedute; ogni incontro durava in tutto 60 minuti. Rispetto alla valutazione, condotta attraverso scale relative alla personalità[7] ed ai sintomi[8], è stato indagato il funzionamento psicologico al fine di comprendere i conflitti, i meccanismi di difesa, gli stati emotivi ed i tratti caratteriali correlati alle persone che soffrono di sonnambulismo. La psicoterapia aveva come obiettivo l’evidenziare i conflitti emotivi attraverso i comportamenti ed i giudizi individuali, che spesso costituiscono un rinforzo significativo rispetto a comportamenti disfunzionali, potenzialmente legati al sonnambulismo[9].

Caso:

Un uomo di 33 anni, sposato, ammesso all’Istituto dei Disturbi del Sonno nel 2006, lamentando un problema di sonnambulismo ricorrente. Il sonnambulismo si presentava dalle due alle tre volte a settimana, a partire da due anni prima rispetto l’accesso del paziente al servizio. I suoi sogni erano spesso incentrati sul timore di far cadere qualcosa fuori dalla finestra, per cui spesso si protendeva fuori dal davanzale nel tentativo di bloccare la caduta. Gli episodi di sonnambulismo non si manifestavano la domenica e nemmeno durante le vacanze. Dopo dieci anni di interruzione, il paziente è stato licenziato dal lavoro per frode, e ha ricominciato a soffrire di sonnambulismo. Alle sedute, aveva ammesso di comportarsi spesso in maniera poco etica sul lavoro, al fine di rispondere alle aspettative di una buona carriera e un buon guadagno. Dopo poco, ha comunque trovato un altro lavoro, ottenendo così una seconda opportunità, da parte di un nuovo datore di lavoro che era a conoscenza del suo trascorso lavorativo. Il primo episodio di SWS( sonno a onde lente) ha confermato attraverso la registrazione dei comportamenti verbali e motori, la presenza di episodi di sonnambulismo ed è stato prescritto Clonazepam 0,5 mg /die. La valutazione psicologica non aveva evidenziato livelli critici di stress, depressione o ansia. Il Personality Factorial Index ha evidenziato un disturbo narcisistico di personalità e tendenze aggressive, scarso rispetto nei confronti degli altri, ambizione e strategie di persuasione messe in atto al fine di ottenere i propri obiettivi. Dopo due settimane di Clonazepam, il paziente ha lamentato effetti collaterali rispetto al piano sessuale, decidendo di terminare la terapia nonostante un miglioramento del sonno. E’ a questo punto che il paziente inizia la psicoterapia. Il primo periodo di trattamento è durato 7 sedute settimanali, mentre il secondo si è strutturato in quattro sedute ogni due settimane. La psicoterapia ha attenuato i conflitto associali all’aggressività e agli episodi di sonnambulismo.

Utilizzando un approccio psicologico focalizzato sulle difficoltà emotive, il paziente ha riconosciuto entro la fine della terapia che il rispetto significava riconoscere le emozioni degli altri. Questo lo ha aiutato a realizzare che talvolta i desideri e le opinioni altrui potevano essere differenti dalle sue. Di conseguenza, questo nuovo atteggiamento lo ha aiutato nelle relazioni interpersonale, permettendo di vedere come l’avere opinioni diverse implicasse la possibilità di discutere e che il trovare punti di accordo non necessariamente implicasse l’essere sottomessi.

Dopo la seconda psicoterapia, il paziente non ha più riportato nessun episodio di sonnambulismo durante i 75 giorni successivi all’interruzione delle sedute.

Il caso riportato è in grado di spiegare come fattori psicologici siano connessi al fenomeno del sonnambulismo e come la psicoterapia possa aiutare a ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi di sonnambulismo. Diversi studi hanno confermato che lo stress costituisce un fattore di rischio evidente rispetto a diversi disturbi mentali e del sonno, quali parasonnie. Kahan e Jordan hanno ipotizzato che il sonnambulismo fosse una manifestazione dell’ansia e delle emozioni legate a eventi in grado di elicitare rabbia ed ostilità durante il giorno. Alcuni studi recenti hanno dimostrato come coloro che soffrono di sonnambulismo avessero difficoltà nella regolazione dei comportamenti aggressivi[10], testimoniando un fallimento o un’inadeguatezza nella strutturazione di difese più mature ed adattive di fronte alle pressioni dello stress. La riduzione dei tassi di prevalenza del fenomeno negli adulti dimostra come la componente genetica sia solo una parte della spiegazione del sonnambulismo e di conseguenza si debba agire su tutte le componenti, specialmente quelle psicologiche di riduzione e gestione dello stress, per intervenire adeguatamente su tale disturbo.


Dott.ssa Gaia Del Torre

 

 


[1] Lecendreux M, Bassetti C, Dauvilliers Y, Mayer G, Neidhart E, Tafti M. HLA and genetic susceptibility to sleepwalking. Mol Psychiatry. 2003;8:114-7.

[2] Kales A, Soldatos CR, Caldwell AB, Kales JD, Humphrey FJ, Charney DS,et al. Somnambulism: clinical characteristics and personality patterns.Arch Gen Psychiatry. 1980;37:1406-10.

[3] Gau SF, Soong WT. Psychiatric Comorbity of Adolescents with Sleep Terrors or Sleepwalking: a case-control study. Aust N Z J Psychiatry.1999;33:734-9.

[4] Ohayon MM, Guilleminault C, Priest RG. Night terrors, sleepwalking, and confusional arousals in the general population: their frequency and relationship to other sleep and mental disorders. J Clin Psychiatry. 1999;60:268-78.

[5] Guilleminault C, Lee JH, Chan A, Lopes MC, Huang YS, da Rosa A. NREM-sleep instability in recurrent sleepwalking in pre-pubertal children. Sleep Med. 2005;6:515-21.

[6] Ansseau M. Benzodiazepines. Acta Psychiatr Belg. 1985;85:522-32.

[7] Pasquali L, Azevedo MM, Ghesti I. Inventa´rio Fatorial de Personalidade – manual te´cnico de aplicac¸a˜ o. Sa˜o Paulo: Casa do Psico´logo; 1997.

[8] Lipp MN. Manual do Inventa´rio de Sintomas de Stress para Adultos de Lipp (ISSL). Sa˜o Paulo: Casa do Psico´logo; 2000.

[9] Skinner FB. Contingencies of Reinforcement: a theoretical analysis. New York: Appleton-Century-Crofts; 1969

[10] Kales A, Soldatos CR, Caldwell AB, Kales JD, Humphrey Fg. Charney DS et al.,  Somnambulism: clinical characteristics and personality patterns., Arch. Gen. Psychiatry, 1980, 37:1406-10.

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