Genitori di adolescenti

  • RAPPORTO genitori-figli adolescenti: conflitto e comunicazione
  • ADOLESCENZA:
    • L’identità: la pubertà e i cambiamenti fisici
    • l’immagine di sè e l’autostima
    • la sessualità: come parlarne
    • l’importanza del gruppo dei coetanei
    • comportamenti a rischio in adolescenza
    • i riti di passaggio
    • il disagio adolescenziale

Adolescenza

L’adolescenza è una fase importante e delicata dello sviluppo dell’individuo e costituisce un momento in cui anche il legame con i genitori viene ridefinito e rinegoziato; per questo motivo possono insorgere conflitti genitori-figli e difficoltà di comunicazione.

A livello relazionale, infatti, si verifica una riedizione del processo di separazione avvenuto durante l’infanzia, tanto che molti autori (ad esempio già Stanley Hall all’inizio del ‘900, e tra gli autori recenti Pellizzari nel 2010) parlano di adolescenza come “seconda nascita”, intesa come nascita sociale del ragazzo che si avvia ad uscire dalla famiglia per entrare nella società. Rispetto alla sfera sociale, infatti, assume sempre maggiore importanza il gruppo dei coetanei e le amicizie vengono ad occupare un posto privilegiato e prioritario su altri ambiti, ad esempio quello familiare; questo fatto spesso scuote gli equilibri all’interno della relazione con i genitori, che si sentono messi da parte, svalutati e quasi abbandonati dal proprio figlio.

Sicuramente l’impegno e la fatica richiesti ai genitori in questo momento sono ingenti, è dunque necessaria un’attenzione anche alle loro difficoltà e non solo a quelle del figlio, proprio perché genitori più sicuri e sereni potranno riuscire meglio nel compito di sostenere il figlio adolescente perché possa investire su nuovi legami senza sentirsi in colpa nei confronti dei genitori; di conseguenza la fase di negoziazione dei tempi e degli spazi da dedicare a studio, amici e famiglia diventa particolarmente delicata.

Come il processo di separazione dei primi anni di vita può comportare difficoltà nella relazione tra bambino e genitori, tanto più può essere conflittuale l’adolescenza: possono svilupparsi delle angosce di perdita da parte sia del ragazzo che dei genitori che influiscono sul processo di crescita rendendo l’adolescente meno sicuro. Le reazioni a tali angosce variano da una sorta di regressione alla ricerca di un rapporto tra genitori e figlio molto stretto come durante l’infanzia all’atteggiamento contrario, di rifiuto e di rottura con le figure genitoriali. Entrambe queste situazioni possono alternarsi in quanto rappresentano modalità complementari di gestione della fisiologica ambivalenza che emerge.

Uno dei compiti principali dell’adolescente è la costruzione della propria identità, la risposta che cerca alla domanda “chi sono io?” e in cui il punto di partenza è rappresentato dal modello offerto dai genitori, in particolare dal genitore dello stesso sesso (si tratta di un processo definito “identificazione”); accade per lo più che l’identità si costituisca per opposizione al mondo adulto rispetto al quale l’adolescente sembra porsi contro.

Di nuovo appare evidente come una difficoltà nel rapporto con i genitori o una relazione disfunzionale con loro può avere conseguenze sulla formazione dell’identità del ragazzo, che può faticare a trovare un’immagine di sé positiva e coerente su cui investire. L’immagine di sé è strettamente legata, oltre che ai rimandi offerti dai genitori e dagli altri significativi, all’aspetto fisico, ambito in cui avvengono molti dei cambiamenti da fronteggiare: lo sviluppo fisico della pubertà rappresenta spesso il primo segnale esterno di una trasformazione che sta avvenendo anche interiormente al ragazzo, il quale inizia a vedere il proprio corpo cambiare, a vedersi diverso e deve fare i conti con l’abbandono del corpo infantile per intraprendere un percorso che lo porterà all’assunzione di un ruolo di genere maschile o femminile anche sulla scena sessuale; a questo proposito spesso le preoccupazioni dei genitori si focalizzano proprio sugli aspetti sessuali e in particolare sulla modalità con cui il proprio figlio o la propria figlia agisce e sperimenta la sessualità. Accade di frequente che i ragazzi arrivino a questa fase della loro vita con poche informazioni utili e poche persone adulte con cui potersi confrontare, anche a causa di una diffusa difficoltà da parte dei genitori di affrontare tematiche sessuali: è importante che i ragazzi possano parlare con adulti che rappresentino per loro riferimenti affettivi importanti, affinché capiscano che anche tali argomenti hanno diritto di cittadinanza in famiglia e non rappresentano un tabù, un aspetto di se stessi negativo e pericoloso, da nascondere perché non accettato dai genitori. La sessualità può anche diventare terreno di sperimentazione di sé e del proprio limite, e in alcuni casi trasformarsi in uno degli ambiti in cui i ragazzi mettono in atto comportamenti a rischio; il fascino del rischio e della sfida, il bisogno di mettersi alla prova spingendosi al proprio limite sono caratteristiche frequenti del temperamento degli adolescenti e, se da un lato consentono loro di acquisire sicurezza in se stessi e di confrontarsi con i coetanei e con il mondo adulto, dall’altro li espongono a situazioni estreme che possono trasformarsi in pericoli reali. Ne sono esempi l’uso di droghe o altre sostanze o l’eccesso di alcolici alla ricerca dello “sballo” e di sensazioni forti, la promiscuità sessuale o il mancato uso di precauzioni, uno stile di guida spericolato e disattento o addirittura i tentati sucidi. Tali comportamenti, sebbene dannosi dal punto di vista fisico, psichico e sociale, sembrano fornire all’adolescente una via di uscita alle insicurezze e alle incertezze sperimentate in questa fase della vita. Una delle possibili spiegazioni che vengono date alla tendenza degli adolescenti ad esporsi a situazioni di pericolo riprende aspetti antropologici e psico-sociali del processo di crescita e si richiama al concetto di rito di passaggio: nei secoli passati e ancora attualmente nelle società a tradizione orale, i momenti di passaggio da una fase della vita alla successiva sono ritualizzati e contenuti entro una cornice culturale e sociale che attribuisce loro un significato condiviso; nella nostra società attuale da un lato viene spesso a mancare un ordine simbolico stabile e dall’altro si va rafforzando la tendenza all’individualità a scapito della dimensione gruppale (famiglia allargata e gruppo sociale di appartenenza), elementi che insieme rendono più difficoltosa la transizione dell’adolescente dallo status di bambino verso quello di giovane adulto. Lo schema iniziatico prevede un insieme di processi di separazione dalla madre e dalla famiglia, il lutto per il mondo infantile che si perde, l’assunzione di una identità sessuale stabile e quindi il confronto con l’altro sesso ed infine l’elaborazione dell’invidia e della rivalità con gli adulti; tutti fattori che, se non socializzati e appunto ritualizzati legittimamente, vengono ricercati dall’adolescente in maniera disfunzionale attraverso il ricorso ad “iniziazioni” in gruppo o in banda basate ad esempio sull’uso di stupefacenti, sulla guida imprudente o su prove di coraggio che possono rivelarsi altamente pericolose per l’incolumità dell’individuo che le sperimenta.

Da quanto trattato, appare quindi come l’adolescenza sia un periodo critico e sensibile sia per i ragazzi che la vivono sia per gli adulti che li accompagnano, in particolare per i genitori; le difficoltà e i conflitti possono svolgersi e risolversi nell’ambito di un livello tollerabile e gestibile per il sistema familiare e il disagio adolescenziale, allora, non è da considerarsi come un indicatore da interpretare in senso patologico, ma come un elemento costitutivo dell’età stessa. Per questa ragione si parla di disagio evolutivo, in quanto il ragazzo avverte il carico dei difficili compiti che deve affrontare durante questa fase e si rende conto di dover sviluppare dei nuovi strumenti che al momento non possiede o non padroneggia. Spesso il disagio è nascosto, mimetizzato, è difficile riconoscerlo perché i sintomi sono deboli e quindi viene gestito dal singolo con una sofferenza “privata” e silenziosa. Altre volte, invece, il disagio è visibile nello scontro con i sistemi di appartenenza (famiglia, scuola, gruppo), e viene gestito all’interno della realtà in cui si evidenzia. In alcune situazioni invece il disagio può diventare significativo e richiedere un aiuto esterno: la presenza di comportamenti a rischio ne è sicuramente un esempio eclatante che attira immediatamente l’attenzione degli adulti significativi per il ragazzo, ma possono esserlo anche l’insorgere di sintomi di malessere come sbalzi d’umore, tendenza al ritiro sociale e momenti di depressione, difficoltà persistenti nell’alimentazione, nel sonno, nella concentrazione a scuola o episodi di ansia eccessiva e immotivata.

[lnt_header important="4" underline="1"]Cosa può fare lo psicologo? [/lnt_header]

Mentre per il bambino sono solitamente i genitori a decidere la consultazione con un professionista, l’adolescente ha la possibilità di assumere un ruolo più attivo nella richiesta di uno spazio di ascolto e di elaborazione per sé; lo psicologo può aiutarlo ad affrontare l’uscita dall’infanzia e l’ingresso nel mondo adulto con una maggiore conoscenza di sé e una maggiore sicurezza in se stesso. In altre situazioni rimangono i genitori a prendere l’iniziativa di un colloquio con lo psicologo, spesso perché preoccupati per atteggiamenti o comportamenti del figlio adolescente o per le insorgenti difficoltà nella relazione e nella comunicazione con lui: lo psicologo può in questi casi valutare l’opportunità di lavorare o soltanto con i genitori supportandoli nella loro funzione genitoriale, o con l’adolescente individualmente oppure coordinando i due interventi al fine di aiutare il nucleo a trovare nuove e più funzionali modalità di relazione e comunicazione.

BIBLIOGRAFIA

Ahovi, J., Moro, M.R. Riti di passaggio e adolescenza: una riflessione su normalità e patologia a partire dall’esperienza transculturale (Rites of passage and adolescence: a cross-cultural approach to normality and pathology), in RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, Milano, F.Angeli, 2010

Hall, G.S. Youth: Its Education, Regiment, and Hygiene. New York, Appleton, 1906

Palmonari, A., Psicologia dell’adolescenza, Bologna, Il Mulino, 1997

Pellizzari, G. La seconda nascita. Fenomenologia dell’adolescenza. Milano, F.Angeli, 2010

Pietropolli Charmet, G. Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi. Roma, Laterza, 2009

Van Gennep, A., I riti di passaggio, Torino, Universale Bollati Boringhieri, 1981

Dr. Lorenzo MAGRI

Psicologo

Via Vittor Pisani 13 D – 20124 Milano

Iscrizione Ordine degli Psicologi della Lombardia n 10184

Partita IVA: 01628230995

Le ultime news