cos’è la personalità?

test-ottimista-pessimista1Esiste una sorta di illusione collettiva secondo la quale con il termine personalità ci si riferisce ad una cosa ovvia e conosciuta, un entità sulla cui evidenza tutti concordano con il termine personalità in genere si fa riferimento a:

–  un insieme di caratteristiche che a seconda dei punti di vista possono essere considerate disposizioni, dinamismi psichici, repertori di comportamento, costellazioni di tratti normali o patologici; tali caratteristiche sono considerate come entità oggettive, reali, e in alcuni casi misurabili empiricamente;

–   un insieme distinto e caratteristico di pensieri, emozioni, comportamenti che definiscono lo stile personale con cui l’individuo interagisce con l’ambiente fisico e sociale.

Un idea che persiste è che la personalità spieghi il comportamento e che nella loro varietà le differenti caratteristiche si conformino in modo più o meno evidente a delle tipologie. Secondo l’approccio disposizionale la personalità è definita da un insieme di tratti con base fisiologica e genetica; le teorie dei tratti sostengono che la personalità sia un insieme di comportamenti stabili e diffusi nel tempo: i tratti temperamentali comparirebbero nei primi anni di vita (temperamento definito come un insieme di fenomeni a base genetica che caratterizzano la natura emozionale di un individuo), i tratti di personalità sarebbero il risultato dell’interazione tra geni e ambiente e si osservano nell’età adulta. Il Big5 riassumerebbe le 5 polarità della personalità riscontrabili in ogni individuo: introversione/estroversione, gradevolezza/sgradevolezza, coscienziosità/negligenza, nevroticismo/stabilità emotiva, apertura/chiusura mentale. Secondo Eysenk ereditiamo le strutture biologiche che originano il comportamento e non il comportamento stesso; egli ha individuato tre categorie di personalità: psicoticismo, estroversione, nevroticismo.

La teoria psicanalitica elaborata da Freud vede la personalità come il frutto dell’unione tra le pulsioni biologiche (sessuali ed aggressive) e le esperienze fatte dal bambino nei suoi primi cinque anni di vita; il bambino nella sua maturazione dovrà passare degli stadi di sviluppo psicosessuale, dalla fase orale a quella anale sino alla risoluzione del complesso di Edipo. La personalità è costituita da tre istanze: l’Es (inconscio e sede delle pulsioni) l’Io (totalmente cosciente e regolatore della vita interna ed esterna dell’individuo) e il Super-Io (una sorta di coscienza morale punitiva).

Le teorie situazioniste, riconducibili al comportamentismo e alle teorie sul condizionamento, sostengono che il comportamento e la personalità non dipendono da tratti ma dagli stimoli esterni; quindi variazioni delle caratteristiche di personalità tra gli individui dipendono dalle differenti esperienze di apprendimento che essi hanno fatto.

L’approccio cognitivo sostiene che le differenti espressioni delle personalità individuali sono riconducibili al diverso modo in cui le persone si rappresentano mentalmente le informazioni.

La teoria dell’apprendimento sociale, che fa riferimento al concetto di modellameno di Bandura, sostiene il ruolo essenziale delle cognizioni e il fatto che si possa apprendere un comportamento anche senza un  rinforzo.

Secondo l’approccio socio cognitivo è la persona a dirigere l’azione e la personalità è un sistema strutturato di rappresentazioni cognitivo-affettive attivate da stimolo salienti per l’individuo.

L’interazionismo moderno con Mischel mette in crisi l’approccio disposizionale e apre il dibattito persona-situazione affermando che persona e ambiente si influenzano a vicenda e concorrono allo sviluppo della personalità.

La teoria dei costrutti personali di Kelly sostiene che le persone percepiscono le informazioni più prontamente e le ricordano meglio se sono rilevanti rispetto ai loro schemi del sé.

Secondo gli studi più recenti, riconducibili all’interazionismo e al costruzionismo, il termine personalità non è una realtà ontologica ma una rappresentazione, un espediente teorico-metodologico, una finzione della ragione più che una fotografia di fatti psicologici o presunte realtà. La personalità è un concetto che si riferisce ad una realtà ipotetica che può essere identificata con l’organizzazione individuale di alcuni processi psicologici e con la percezione degli effetti di questi processi, selezionati e valutati attraverso le categorie dell’osservatore. Con tale concetto si fa quindi riferimento ad un entità psicologica, variamente configurabile, identificabile con certi processi interattivi in cui la persona è il punto di coagulo, di attraversamento e di monitoraggio. E’ un costrutto ipotetico le cui possibili e differenti spiegazioni riflettono i sistemi di credenze da cui derivano e quindi le teorie e gli scopi conoscitivi dell’osservatore: è ciò che l’osservatore presume di vedere, descrivere e spiegare.

A partire dai vari studi e dai vari modelli teorici si sono sviluppati negli anni molti test di personalità che avrebbero la presunzione di misurarla (proprio come fanno i medici quando misurano la lunghezza di un femore). Tra i più conosciuti ed utilizzati troviamo l’MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) un inventario di personalità designato ad identificare individui con disturbi psicologici; il test di Rorschach, anche conosciuto come il test delle macchie di inchiostro, un test proiettivo costituito da stimoli ambigui sui quali si presume l’individuo proietti la sua personalità rivelando desideri e motivazioni inconsce. Altri test conosciuti sono il TAT (Test di Appercezione Tematica) dove l’individuo a partire da delle tavole raffigurate deve costruire delle storie, e il Q-sort dove il valutatore ordina dei cartoncini con aggettivi di personalità in nove gruppi posizionando quelli meno descrittivi per l’individuo nel gruppo 1 a sinistra e quelli maggiormente descrittivi nel gruppo 9 a destra.

Le persone che si sostiene abbiano un disturbo di personalità sono coloro che seguono un modello di rappresentazione mentale, comportamento ed esperienza interiore rigida e diffusa che devia sostanzialmente rispetto alle norme della cultura di appartenenza. Nel DSM-IV tali disturbi sono raccolti in tre gruppi:

–      disturbi di personalità del gruppo A: paranoide, schizoide e schizotipico, accomunati per la presenza di atteggiamenti eccentrici o comunque fuori dal comune;

–     disturbi di personalità del gruppo B: antisociale, borderline, narcisistico, istrionico, accomunati per l’imprevedibilità, l’inaffidabilità e l’impulsività;

–     disturbi di personalità del gruppo C: ossessivo-compulsivo, evitante, dipendente, che appaiono spesso intimoriti e paurosi.

http://www.youtube.com/watch?v=RNkZml9fk-I

di Claudia Negretto

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