Baby blues per i neo-papà

“I cannot think of any need in childhood as strong as the need for a father’s protection.”

Sigmund Freud

Lo chiamano baby blues, ed è un momento passeggero, ma anche un vero e proprio malessere. Accade semplicemente che una sorta di malinconia spesso immotivata si insinui improvvisamente nella vita del 70% delle neomamme. Dato il suo carattere transitorio, non è nemmeno da considerarsi una vera e propria malattia.

Il nome ha tutto il sapore delle tristi dolci canzoni dei neri americani, nate in tempo di schiavitù, piene di nostalgia, e ben descrive le caratteristiche di instabilità emotiva, sottile senso di paura e ansia tipiche di questo particolare disturbo.

Improvvisamente, tra il terzo e il quinto giorno dopo il parto, la neomamma non si sente all’altezza di occuparsi del bebè, sviluppa una paura diffusa accompagnata a sbadataggine e senso di colpa: si sente incompresa, e accusata tacitamente da sè stessa e dal mondo di non essere felice. Ma è una condizione che scompare entro I primi dieci giorni dopo il parto, e non invalida la donna nella sua funzione di care-giver per il neonato.

 

Una condizione ben diversa, grave e complessa, è la depressione post- partum.Si tratta fortunatamente di un disturbo più raro, che colpisce secondo le stime al massimo il 14% delle neo mamme, e ha alla base fattori ormonali in soggetti predisposti, ma anche fattori inconsci o cause ambientali e culturali (si sviluppa con maggiore intensità in cambienti sfavorevoli alla maternità, ad esempio nei quali venga impedito il contatto diretto e frequente madre- neonato, o in cui non venga permesso l’allattamento al seno.

 

Anche in questo caso la donna è soggetta a crisi di pianto, cambia umore repentinamente, perde l’appetito e il ciclo sonno-veglia appare alterato. Ma al di là di queste caratteristiche, la madre soprattutto manca d’interesse nei confronti del neonato e trascura le sue mansioni di accudimento. Addirittura, sono documentati casi di psicosi che portano la madre a nuocere al neonato o a sè stessa, spesso sotto “comando” di voci intrusive che accusano il neonato di qualche colpa, ad esempio di incrinare il rapporto con il compagno. Fortunatamente sono approntate diverse linee di terapia farmacologica ( assunzione tempestiva di farmaci ansiolitici e antidepressivi, sotto controllo medico ed interrompendo un eventuale allattamento) e non, ma anche di semplice assistenza, anche per questo problema. A volte può essere sufficienteuna serie di piccoli gesti di affetto da parte di chi è vicino alla madre, o un costante supporto nelle cure al neonato, per favorire una regressione spontanea del problema.


Una novità anche per gli esperti del settore è invece costituita dalla depressione post partum per i neo papà, la cui esistenza è stata recentemente provata da diversi studi (Paulson, Leiferman, Dauber 2006 – Ramchandani 2005).


Questa condizione del papà avrebbe un forte impatto sullo sviluppo cognitivo-comportamentale ed emotivo delbimbo, al pari di quella materna.


Diverse teorie affrontano i fattori alla base del problema: quelle più accreditate affermano semplicemente che di fronteallo stretto evidente legame che sorge tra madre e neonato, il padre provi una sensazione dolorosa di esclusione ed abbandono, e vorrebbero essere inseriti in una relazione che riguarda anche a loro.

Capita dunque che le conseguenze di un problema male affrontato si ripercuotano pesantemente anche sulla vita della coppia genitoriale. Una sana soluzione è quella che consiste nell’introdurre come una figura fondamentale quella paterna all’interno della relazione simbiotica della madre con il neonato.


Infatti, molti teorici accusano una mancanza di rilevanza della figura paterna di essere responsabile di numerosi tra i problemi di sviluppo quali ad esempio fenomeni di microcriminalità e violenza, ma anche semplicemente depressione infantile o bullismo. Una rivoluzione nel ruolo paterno per il neonato potrebbe forse arrestare la tendenza ad insorgere sempre più precocemente dei fenomeni citati, qualora le ipotesi di un coinvolgimento della “scarsità dell’amore paterno” in questi fenomeni.


È chiaro e condiviso da tutti, comunque, come le figure parentali siano importanti, per non dire fondamentali, per un sano sviluppo della personalità, e per garantire un futuro responsabile a ciascun bambino, di cui la società stessa non può che beneficiare.

Michel Godfryd. Post-partum-blue, in Dizionario di psicologia e psichiatria.

1a ed. Roma, Newton Compton editori (collana Il sapere – Enciclopedia tascabile

Newton – Sezione di scienze umane – 18), 1994. p. 68. (pubblicato nel periodico

settimanale “Tascabili Economici Newton” del 4 giugno 1994)

 

Daniel DeNoon, Ramchandani, P. The Lancet, June 25, 2005; vol 365: pp 2201-2205. Paul Ramchandani, MD, consultant, child and adolescent psychiatry, University of Oxford, U.K. Shari I. Lusskin, MD, director of reproductive psychiatry; and clinical assistant professor of psychiatry and obstetrics/gynecology, NYU School of Medicine

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