Gli studi epidemiologici e la relazione tra disturbo depressivo maggiore e disturbo borderline.
In questo articolo vengono illustrati alcuni studi recentemente pubblicati in letteratura, che svelano la relazione tra disturbo di personalità di Asse II e disturbo depressivo maggiore, sottolineando l’importanza di condurre un adeguato assessment quando viene effettuata una valutazione clinica.
Il campione utilizzato includeva oltre 400.000 adulti, di cui 2.422 soddisfacevano il criterio di depressione maggiore secondo il DSM-IV e tre anni dopo le prime rilevazioni 1996 soggetti sono stati nuovamente intervistati. Il campione era rappresentato per lo più da caucasici, laureati e coniugati. Il 15% dei partecipanti avevano una depressione maggiore persistente ed il 7.3% di coloro che sono stati meglio hanno comunque avuto una ricaduta nel periodo precedente il follow-up. Mentre la presenza di un disturbo di personalità risultava elevare il rischio di depressione maggiore persistente quando sono state tenute sotto controllo le variabili relative ai disturbi di Asse I e II, l’età dell’esordio, il numero degli episodi precedenti, la storia famigliare, il trattamento e la durata del disturbo, il disturbo di personalità borderline rimane comunque quello in grado di predire con maggior consistenza una depressione maggiore persistente. Nessun altra variabile clinica è risultata egualmente predittiva. Come hanno per l’appunto concluso gli autori, il disturbo borderline di personalità dovrebbe essere indagato in tutti i pazienti depressi e dovrebbe essere tenuto in considerazione nello stabilire l’eventuale prognosi ed il trattamento più indicato.
Il risultato epidemiologico di una relazione a livello prognostico tra disturbo borderline della personalità e disturbo depressivo può essere vista come una potenziale ipotesi da tradurre in metodologia di indagine neuro scientifica al fine di individuare la spiegazione di tale connessione.