MAMMA e BAMBINO – Il mondo relazionale del bambino: vicinanza o distanza dalle figure genitoriali?

mamma_e_bambino

Il bambino ha bisogno di sviluppare una relazione significativa con almeno una figura di riferimento che faccia parte del suo nucleo familiare primario  affinchè il suo sviluppo emotivo e sociale possa strutturarsi nella norma.

Con il termine attaccamento si intende un legame affettivo tra un soggetto e la sua figura di attaccamento (solitamente il caregiver). Negli adulti questo legame è spesso reciproco,ma nel bambino esso si basa sulle esigenze di salvezza, sicurezza e protezione dell’infante.

I bambini si legano al loro caregiver in maniera istintiva, al fine della sopravvivenza. La finalità biologica è la sopravvivenza mentre quella psicologica è la sicurezza.

Nell’infanzia si costituiscono relazioni di attaccamento con qualunque caregiver che sia sensibile e risponda alle interazioni sociali dei bambini. La qualità del tempo trascorso insieme è più importante della quantità di tempo passata ad interagire.

La mamma biologica è solitamente la primaria figura di attaccamento, ma tale ruolo può essere assunto da chiunque si comporti in modo materno per un certo periodo ( ad esempio, una figura paterna).

Alcuni infanti dirigono i loro comportamenti di attaccamento (ricerca della vicinanza) nei confronti di più di una figura di attaccamento non appena si mostrano in grado di saper discriminare tra i diversi caregivers; la maggior parte dei bambini, tuttavia, tende a farlo a partire dal secondo anno di vita.

L’obbiettivo dei comportamenti di attaccamento è quello di creare un legame con una figura di attaccamento accessibile e disponibile.

“Allarme” è il termine usato per descrivere l’attivazione del sistema di comportamento di attaccamento da parte della paura del pericolo. L’ansia è l’anticipazione della paura di poter perdere il legame con una figura di attaccamento. Se infatti quest’ultima risulta poco accessibile al bambino, possono emergere rabbia, stress ed ansia da separazione. Dall’età di tre-quattro anni in poi, la separazione fisica dalla figura di riferimento non spaventa più così tanto, a meno che non si tratti di casi di prolungata assenza della persona che si prende cura del bambino, di mancanza di comunicazione ed empatia e di rifiuto o abbandono.

Comportamenti di pre-attaccamento sono già presenti a sei mesi di vita. Durante il primo periodo (le prime otto settimane) l’infante sorride, piange o fa dei versetti al fine di attirare l’attenzione di chiunque nelle vicinanze.

Durante il secondo periodo (dai due ai sei mesi) il neonate discrimina tra adulti familiari e sconosciuti e diventa maggiormente responsivo nei confronti del caregiver. Seguire con lo sguardo ed aggrapparsi sono comportamenti che iniziano a comparire in questi mesi.

Comportamenti di attaccamento invece si strutturano nella terza fase, tra i sei mesi ed i due anni d’età. Essi hanno l’obbiettivo di conseguire quelle condizioni che fanno sentire il bambino al sicuro mantenendosi vicino al caregiver.

Con lo sviluppo della locomozione, il bambino inizia ad usare il caregiver come base sicura da cui esplorare il mondo circostante. Tale desiderio di esplorazione è maggiore quando il caregiver è presente perché il suo sistema di attaccamento è rilassato ed il bimbo è libero di muoversi.

Dopo il secondo anno di vita, il bambino inizia a concepire il caregiver come una persona indipendente e cerca di costruire con lui una relazione più strutturata. Inizia infatti a notare che anche gli altri sono mossi da loro obbiettivi e sentimenti e che sulla base di essi dirigono le loro azioni.

Le esperienze infantili di relazione con il caregiver gradualmente danno origine ad un sistema di pensieri, memorie, credenze, aspettative, emozioni e comportamenti circa sé stessi e gli altri (modelli operativi interni), che si svilupperanno col tempo e con l’esperienza durante tutta la vita del soggetto.

I modelli operativi interni regolano e permettono di prevedere i comportamenti di attaccamento e relazionali che una persona adotta o che gli altri sviluppano. Man mano che si strutturano sulla base dei cambiamenti ambientali e dello sviluppo, essi incorporano la capacità di riflettere e parlare delle passate e delle future relazioni di attaccamento, aiutando a far fronte all’amicizia, al matrimonio e ai legami di parentela

Essi permettono al bambino di tollerare nuove forme di interazione sociale.

Determinati comportamenti di attaccamento iniziano con comportamenti infantili innati e prevedibili. Cambiano poi con l’età secondo modalità che tendono a cambiare in parte grazie all’esperienza ed in parte a fattori situazionali.

Mary Ainsworth ha sviluppato una teoria basata su un certo numero di pattern di comportamenti di attaccamento nei bambini: attaccamento sicuro, evitante e ansioso. Una quarta tipologia, l’attaccamento ambivalente, è stato identificato negli anni successivi.

 

Pattern di attaccamento

Bambino

Caregiver

Sicuro

Utilizza il caregiver come base sicura per esplorare. Protesta alla separazione dal caregiver, ricerca la sua vicinanza ed è rassicurato dal suo ritorno. Può essere confortato anche da una persona sconosciuta, ma mostra un’evidente preferenza per il caregiver. E’ reattivo nei confronti delle richieste e dei bisogni del bambino.

Evitante

Mostra poco la sua affettività durante il gioco. Non esibisce un forte stress all’abbandono da parte del caregiver e si mostra poco sensibile al suo ritorno.Se preso in braccio, mette in atto pochi sforzi per mantenere il contatto e la vicinanza alla figura di riferimento. Si comporta con gli sconosciuti in modo analogo a come si comporta con il caregiver. Poco responsive alle manifestazioni di stress da parte del bambino. Scoraggia il pianto ed incoraggia l’indipendenza.

Ambivalente

Incapace di utilizzare il caregiver come base sicura per esplorare. Alla separazione reagisce con manifestazioni di rabbia e reticenza a riavvicinarsi alla figura di attaccamento quando questa ritorna. Difficilmente riesce a calmarsi se rassicurato da una persona estranea. Incapace di dare risposte coerenti alle richieste del bambino.

Disorganizzato

Manca una strategia di attaccamento, presenza di comportamenti contraddittori. Comportamenti intrusivi, negativi, confusione di ruolo, errori nella comunicazione affettiva e maltrattamento.

Circa il 65% dei bambini ha un attaccamento di tipo sicuro. La percezione della modalità di relazioni di attaccamento durante la loro infanzia da parte dei genitori risulta predittiva del comportamento di attaccamento nei figli nel 75% dei casi.

Conoscere le modalità con cui il proprio figlio si relaziona alle figure genitoriali di riferimento risulta essere di aiuto alla comprensione delle modalità relazionali che egli introietta e può aiutare dunque a formulare previsioni circa i pattern interrelazionali che egli applicherà nel corso della sua vita.

di Gaia Del Torre

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *