Condannato chirurgo: non è il seno che avevo a 25 anni

Condannato il chirurgo: non è il seno che avevo a 25 anni

condannato-chirurgo-seno-25-anniE’ del 1° settembre la notizia che molti quotidiani e telegiornali hanno riportato (si veda ad esempio http://city.corriere.it/2010/09/02/milano/documenti/donna-non-contenta-nuovo-seno-medico-risarcisce-30865219847.shtml), relativa alla condanna di un chirurgo estetico di Milano al risarcimento di una paziente sottopostasi a mastoplastica.

Il chirurgo, pur avendo eseguito un lavoro “a regola d’arte”, non aveva mantenuto la promessa di restituire alla paziente il seno che ella aveva all’età di 25 anni.

Tecnici e avvocati si sono dibattuti e, alla fine, il Tribunale ha dato ragione alla donna, la quale -fanno sapere i telegiornali- pare abbia già preso contatti con un altro medico per “riparare il danno”.

Al di là dell’ilarità (in alcuni casi anche l’ira) che un tale avvenimento può far scaturire, potrebbe essere più utile soffermarsi su cosa può spingere una donna di 38 anni a richiedere “un seno da 25enne”. È vero che, in seguito ad una maternità, come è stato il caso della signora in oggetto, il seno può andare incontro a modificazioni che ne riducono l’elasticità e il tono, tuttavia –e questo è ciò che probabilmente ha fatto più scalpore- è singolare che la signora si sia presentata dal chirurgo con una foto del proprio decoltée di diversi anni prima.

Oltre alla necessità estetica di riacquisire la propria femminilità (e di questa il petto è il primario rappresentante) vi è quindi qualcos’altro, qualcosa che fonda le proprie radici nella sicurezza che ogni persona ha di sé, nella cosiddetta “autostima”.

L’esempio fornito dalla cronaca è certamente una situazione limite, meno clamore suscitano infatti le varie diete cui migliaia di donne ogni anno si sottopongono in previsione della cosiddetta “prova costume”: perché è così importante essere in forma quando ci si metterà il costume? Per piacere agli altri? Per piacere a sé stesse? Il concetto è comunque sempre quello di “piacere”, sia esso inteso nei confronti degli altri, sia nei propri.

Questa necessità è naturale, come ci insegna il regno animale, tuttavia mentre in questo caso la “bellezza” ha lo scopo di attirare un partner per la procreazione e, quindi, per la sopravvivenza della specie, tra gli esseri umani in gioco c’è qualcosa di più della mera istintualità.

Molto spesso la ricerca del “piacersi” e del “piacere” passa solo per l’aspetto fisico, di qui le diete, la palestra, i trattamenti di bellezza, le operazioni estetiche, tutti interventi che hanno lo scopo di migliorare l’aspetto esteriore. Quante sono però le donne che, pur avendo ottenuto risultati notevoli, non si ritengono soddisfatte, non si piacciono come la signora di cui sopra? Ciò accade perché l’essere umano è diverso dall’animale, perché l’essere umano è dotato di autostima.

Come migliorare la considerazione di sé e del proprio valore? Come si può migliorare l’autostima? Ogni donna lo sa: lavorando su sé stessi! Tuttavia è necessario non fermarsi al lavoro sul “guscio”, ma agire in maggiore profondità, su quello che è il modo in cui ci si vede. Ottenere dei buoni risultati lavorando sul proprio aspetto fisico comporta innegabilmente una sensazione di maggiore benessere, poiché il risultato ha ripagato gli sforzi effettuati (il cosiddetto rinforzo positivo). Il fatto però –per tornare all’esempio della “prova costume”- che le vacanze siano terminate e che non si potrà più fare sfoggio dei propri risultati, è un elemento negativo per l’autostima: ricominciano la noncuranza per la dieta e la pigrizia che quasi subito annullano i risultati ottenuti dopo lunghi mesi di sacrifici, con conseguentemente ovvie ripercussioni sull’autostima.

Per tornare alla signora la cui vicenda ha scatenato tanto rumore sui vari media, si può ipotizzare che un’analisi più approfondita della richiesta formulata al chirurgo, quindi valutando l’idoneità psicologica della paziente rispetto all’intervento in oggetto, avrebbe –magari- potuto scongiurare tutto ciò che è avvenuto in seguito. Migliorare l’autostima della signora l’avrebbe –forse- portata a richiedere un seno “più consono alla sua età”; migliorare l’autostima del chirurgo, avrebbe forse permesso allo stesso di comprendere che la richiesta andava oltre i propri limiti e che, pertanto, era da considerarsi irrealizzabile.

Tuttavia queste sono solo ipotesi.

Dott. Gianluca Franciosi

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