Abuso Sessuale su Minori: Impotenza e Tradimento

L’efficacia della terapia cognitivo – comportamentale per il trattamento del Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD) conseguente ad abuso sessuale, è stata ampiamente confermata dalla letteratura scientifica; questi risultati però, per quanto promettenti, presentano dei problemi di generalizzabilità rispetto una popolazione di pazienti particolare, coloro cioè che sono stati vittime di abuso sessuale in età infantile. La questione non è oziosa, infatti, per quanto le violenze lascino ad ogni età parecchi segni sulla psiche della vittima, l’abuso sessuale infantile si configura come più dannoso, poiché colpisce l’individuo in età evolutiva, causando, citando le parole dell’autrice di un recente articolo apparso su “Psychotherapy,Theory, Research, Training”, Jaqueline N. Cohen, dell’università di New Brunswick, la “distruzione del normale processo di sviluppo”.

 Rispetto a questa tematica, numerosi modelli in letteratura pongono particolare attenzione a dei compiti chiave che i bambini devono portare a termine nei diversi periodi dello sviluppo ed al fatto che esistono dei periodi sensibili durante i quali lo sviluppo stesso è particolarmente vulnerabile a turbative. Ad esempio, bambini vittimizzati durante il periodo prescolare, sembrano più propensi ad utilizzare la dissociazione come strategia per affrontare la realtà rispetto a bambini che hanno subito abuso a età diverse. È stato osservato inoltre da Shirk che l’espressione di sintomi cambia distintamente in base all’età in cui l’abuso viene subito: per i bambini in età prescolare prevalgono sintomi ansiosi, mentre per gli adolescenti il sintomo prevalente resta l’abuso di sostanze. Un altro effetto della vittimizzazione lo si ritrova nel modo in cui i bambini elaborano cognitivamente le loro esperienze di abuso.
Janoff-Bulman (1992) ha teorizzato che rispetto a quelli degli adulti, gli assunti fondamentali dei bambini riguardo alla loro vulnerabilità e alla rettitudine del mondo sono più malleabili alle nuove informazioni. Questa relativa plasticità del sistema concettuale del bambino può sia offrire protezione dal trauma, che rappresentare il substrato per un danno potenzialmente più grave rispetto a quello che subirebbe un soggetto adulto. Ad esempio, se un evento negativo avviene non a causa di un adulto fidato, un caregiver può fornire un ambiente protettivo che minimizzi l’impatto del trauma sulle credenze del bambino. Al contrario, l’incesto è caratterizzato dal tradimento delle stesse persone che dovrebbero prendersi cura del bambino. In questo caso l’esperienza traumatica verrà incorporata solidamente nel sistema concettuale del bambino causando lo sviluppo ed il mantenimento di cognizioni negative sia su se stesso che sugli altri.

Vittima di abusoL’abuso su minore ha inoltre un forte impatto sullo stile di attaccamento adottato dalla persona e ulteriore disagio deriva dallo stigma sociale che lo accompagna: Alexander (1993) ha osservato che l’esperienza dell’abuso in età infantile, soprattutto se di natura incestuosa, è associata ad un attaccamento insicuro in età adulta ed in particolare ad una più alta percentuale di manifestazione di stili di attaccamento pauroso/disorganizzato. Inoltre l’abuso perpetrato da componenti della famiglia sembra manifestarsi con sintomi tendenzialmente più gravi rispetto a quelli agiti da individui esterni alla famiglia.
L’autrice, concentrandosi sul trattamento delle vittime di sesso femminile propone un approccio innovativo alla terapia delle abusate traendo spunto ed integrando i dati provenienti sia dalla letteratura sullo sviluppo e sulla terapia cognitivo comportamentale, sia dalla letteratura femminista.
 
Ma vediamo un po’ dati: gli individui di sesso femminile rappresentano la maggior parte degli abusati, secondo il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, il 90% delle vittime di violenze sessuali sono donne. Ancora più preoccupante è il fatto che più dei due terzi di queste siano al di sotto dei 18 anni di età. Studi dimostrano che il disturbo da stress post traumatico è altamente connesso a questo tipo di esperienze, in particolare se subite in età infantile.
Il trattamento per il PTSD si appoggia su molti strumenti terapeutici tendenzialmente derivanti dalla scuola cognitivo – comportamentale come strategie di gestione dell’ansia, terapia dell’esposizione, ristrutturazione cognitiva e le loro combinazioni. L’obbiettivo principale delle tecniche di gestione dell’ansia è il fornire al paziente delle strategie per affrontare situazioni di tensione emotiva mentre le terapie dell’esposizione e di ristrutturazione cognitiva sono progettate per modificare i meccanismi sottostanti stati di forte ansia. Nella terapia dell’esposizione il soggetto viene invitato a rievocare ripetutamente le memorie del trauma e viene esposto a situazioni in qualche modo connesse al trauma. Nella ristrutturazione cognitiva, vengono richiamate le memorie dell’evento traumatico ed il paziente viene aiutato ad affrontare attribuzioni erronee che interferiscono con la completa elaborazione del trauma.
Nonostante le terapie per il disturbo post traumatico da stress derivato da violenza sessuale infantile ed adulta siano sostanzialmente le stesse, è importante sottolineare che mentre nel secondo caso in genere si tratta di un disturbo emerso dopo un unico trauma, nel primo l’abuso spesso si protrae nei mesi, se non addirittura negli anni; questo è stato dimostrato avere degli effetti notevoli sullo sviluppo dell’identità personale. Gli studi sul PTSD relativo all’abuso sessuale infantile sono ancora piuttosto ridotti e limitati, l’autrice si chiede perciò cosa sia necessario fare per adattare la terapia cognitivo comportamentale a soggetti che sono andati incontro a questo tipo di abusi.
 
È fondamentale riconoscere che i traumi cronici, interpersonali ed avvenuti in età infantile sono a tutti gli effetti appartenenti ad una categoria diversa rispetto a traumi derivati da singoli eventi accaduti in età adulta. La terapia con sopravvissuti a esperienze di abuso sessuale infantile deve insegnare ai pazienti, non già a tornare ad uno stato di buon funzionamento pre-trauma (come nel caso delle vittime adulte), deve bensì fornire gli strumenti per insegnare ai pazienti “come essere”, con sé stessi e nelle relazioni.
Bisogna inoltre integrare i dati provenienti dalla letteratura sull’abuso infantile che si occupa delle conseguenze relazionali, e sullo sviluppo, con la letteratura sulla terapia cognitivo comportamentale in modo da focalizzare ed affrontare i bisogni specifici di questi pazienti.
 
Finkelhor e Browne (1985) hanno identificato quattro dinamiche associate all’abuso sessuale infantile.
La prima è detta sessualizzazione traumatica, e si riferisce al processo per cui la sessualità delle vittime si sviluppa in forme disfunzionali e non appropriate alla loro età. Questo avviene per esempio nel momento in cui la bambina impara che il comportamento sessuale è un mezzo per attirare attenzioni o privilegi.
Segue la dinamica di tradimento, in cui la bambina si rende conto che chi dovrebbe prendersi cura di lei in realtà le sta nuocendo. Potrebbe inoltre sentirsi tradita dagli altri adulti che pur a conoscenza dei fatti, non sono intervenuti in suo soccorso. La bambina è inoltre pervasa da una sensazione di impotenza, dalla consapevolezza di non essere in grado di controllare le proprie esperienze: i suoi spazi e persino il suo corpo sono invasi contro la sua volontà. L’impotenza è una dinamica centrale per l’insorgere dei disturbi d’ansia. Infine bisogna tenere conto della stigmatizzazione sociale, cioè delle connotazioni negative degli atti in cui è stata coinvolta la vittima: vergogna, la sensazione di essere in qualche modo responsabile per l’accaduto ecc… . Questi aspetti tendono a venire incorporati nell’immagine che la persona ha di se stessa e tendono a rimanere costanti durante lo sviluppo fino all’età adulta.
 

Gli aspetti fondamentali per la cura e riabilitazione delle vittime di abuso coinvolgono diverse sfere di intervento, come il fornire al paziente esperienze di relazione interpersonale correttive, il potenziare le capacità di regolazione affettiva prima di passare alla terapia dell’esposizione vera e propria, l’affrontare tematiche sensibili ricorrenti in questi soggetti, come il potere, il tradimento, il senso di colpa, la stigmatizzazione e le cognizioni e gli affetti riguardanti il sesso.

Mauro Cavarra

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