Nuovi meccanismi del conformismo

Il conformismo rappresentato da un gregge di pecore che seguono la stessa direzioneSpesso sentiamo parlare dei fenomeni di influenza sociale che coinvolgono tanto singoli individui quanto gruppi di persone più o  meno estesi. Il conformismo - definibile come quella prorompente forza che, esercitata in modo non necessariamente consapevole e diretto, da una maggioranza,  riesce a legare gli individui in una società, uniformando sentimenti, comportamenti manifesti, atteggiamenti emotivi e modi di pensare - si colloca tra questi fenomeni. Uno studio pubblicato sulla rivista “Neuron” indaga le basi neurologiche del conformismo, riconoscendo per la prima volta l’implicazione in questi processi delle zone del rostro del cingolato (RCZ) e del nucleus accumbens (NAc).

 

Nel secolo scorso numerosi studi hanno concentrato il proprio fuoco di pertinenza sul fenomeno di ampio respiro comunemente chiamato influenza sociale. La psicologia sociale ha considerato questo processo meritevole di una particolare attenzione, proprio perché così spesso manifesto nella realtà quotidiana del nostro tempo, negli ambiti più disparati della società.

Esso non permea soltanto i rapporti interpersonali specifici, ma dà luogo a fenomeni di massa davvero sorprendenti.

L’influenza sociale può manifestarsi con diversi gradi d’intensità: essa infatti non colpisce tutti gli individui nello stesso modo, né sempre seguendo le stesse modalità. A volte l’influenza viene esercitata da una maggioranza, ossia dal gruppo d’individui che esprime quelle idee e quegli atteggiamenti che risultano prevalenti all’interno di un contesto sociale; altre volte però la fonte di influenza è una voce unica, prestigiosa, considerata “l’Autorità”. Ben meno evidente e intensa è l’influenza esercitata dalle minoranze, che esprimono le proprie posizioni contrarie al contesto, tentando di scatenare dei processi che portino a cambiamenti sociali.

È naturale che nella vita sociale individui diversi si trovino a esprimere opinioni e punti di vista contrastanti: nascono dei conflitti che spingono alla ricerca di un compromesso, e in questo processo si verifica una molteplice influenza tra i diversi individui. Quello che accade in alcuni casi è che non assistiamo ad un’influenza reciproca tra i diversi sottogruppi, ma l’influenza si manifesta solo in una direzione, ossia viene espressa dal gruppo di maggioranza che “omologa” tutte le minoranze che non ne fanno parte e contrasta aspramente le opinioni avverse alla propria. Ecco allora che parliamo di conformismo.

Il conformismo è un fenomeno direttamente collegato all’influenza sociale, in quanto definibile come quella prorompente forza che, esercitata in modo non necessariamente consapevole e diretto, da una maggioranza,  riesce a legare gli individui in una società, uniformando sentimenti, comportamenti manifesti, atteggiamenti emotivi e modi di pensare

Il potere della maggioranza è noto da sempre. Alexis de Tocqueville, celebre scrittore e politologo del 1800, analizzando la democrazia americana da poco nata, cercando di fornire una descrizione del suo concetto di giustizia e uguaglianza, scrive, nel 1868: “Quando, negli Stati Uniti, un uomo o un partito subisce un’ingiustizia, a chi volete che si rivolga? All’opinione pubblica? è essa che forma la maggioranza; al corpo legislativo? esso rappresenta la maggioranza e le obbedisce ciecamente; al potere esecutivo? ma è nominato dalla maggioranza e la serve come uno strumento passivo; alla forza pubblica? La forza pubblica non è altro che la maggioranza sotto le armi; alla giuria? La giuria è la maggioranza investita del diritto di pronunciare sentenze: i giudici stessi, in certi Stati, sono eletti dalla maggioranza. Per iniqua o irragionevole che sia la misura che vi colpisce, è necessario che vi sottomettiate” .

L’analisi di Tocqueville si spinge ben oltre. In una società simile alle nostre, un soggetto è felice di potersi considerare uguale ai suoi simili, pur sentendosi schiacciato. “La dipendenza dalla maggioranza finisce così per essere il prezzo da pagare per conseguire l’uguaglianza: in tempi di uguaglianza gli uomini non hanno fede gli uni negli altri per via della loro somiglianza; questa stessa somiglianza, però, dà loro una fiducia pressoché illimitata nel giudizio del pubblico (l’opinione comune, ossia la maggioranza), giacché non è verosimile che, godendo tutti delle medesime conoscenze, la verità non stia dalla parte del numero maggiore […]. Quella stessa uguaglianza che lo rende indipendente da ogni suo concittadino preso singolarmente, lo mette solo e indifeso nelle mani del numero maggiore” continua lo studioso.

Numerose ricerche hanno indagato i meccanismi alla base di atteggiamenti conformisti. Per primo Asch, sottoponendo ad una sperimentazione un campione di soggetti, ha evidenziato una serie di fattori, individuali e  di gruppo, che spingono all’adesione  forzata o spontanea a tutti quei modi di pensare e di agire che risultano dominanti.

Secondo la psicologia del senso comune ciascun individuo, per quanto indipendente, è soggetto a ciò che possiamo chiamare “l’istinto del branco”. È cioè portato ad adattare il proprio comportamento a quelli messi in atto dai membri del suo gruppo di appartenenza.

Nonostante il fatto che oggi siamo portati a considerare il conformismo come un principio negativo, che uccide l’identità personale e soffoca la creatività, dobbiamo ricordare si tratta di un atteggiamento emerso fin dalla preistoria come istinto adattivo, fondamentale per la conservazione della specie umana: infatti solo agendo in gruppo, vivendo secondo principi comunitari, i singoli individui, profondamente deboli, riuscivano a sopravvivere difendendosi dai predatori e procurandosi il cibo con attività di caccia.

Oggi tuttavia il conformismo è diventato un atteggiamento dilagante in moltissimi ambiti, dalle mode e le “manie collettive” al tifo calcistico e sportivo in genere. Tuttavia, se in passato aderire ad un gruppo era sinonimo di sicurezza e costituiva una garanzia, oggi molte persone hanno preso coscienza del potere trascinante del conformismo e organizzano le cosiddette “trappole delle bolle speculative”: basti pensare all’acquisto dilagante delle azioni internet quasi dieci anni fa.

Viene perciò aspramente criticato ogni condizionamento inconsapevole che subiamo da parte della società. Oggi sorgono da ogni dove siti che ribadiscono l’importanza del pensiero libero e demonizzano i fenomeni di conformismo. Ecco un estratto: “ (…) per il timore del giudizio sfavorevole, della disarmonia in famiglia, vi conformate alle opinioni comuni, agli usi, ai costumi della società. La religione, la morale e la politica contano sul vostro conformismo. Conformandovi, esse sperano di condizionarvi e così sfruttarvi, perché il vero scopo di ogni organizzazione politica e religiosa è quello di sfruttarvi per divenire più influente e perciò più potente. A vostra volta, come ho detto, con i vostri silenzi, o peggio con il vostro ostracismo, con il giudizio sfavorevole verso gli anti-conformisti, divenite missionari del conformismo.
Siate liberi, consapevoli che la forma acquista importanza laddove mancano i contenuti.
Il vostro riconoscervi in un partito, in una religione, alimenta la separatività, la parzialità, incrementa il vostro conformismo. Il conformismo impedisce all’uomo di agire secondo la sua vera natura, lo rende ipocrita, incapace di comprendere chi liberamente si esprime. Conformarsi alle idee altrui è uccidere la propria creatività.”.

Lo stesso Freud scrive: “Oltre agli obblighi cui siamo preparati, concernenti la restrizione pulsionale, ci sovrasta il pericolo di un condizione che potremmo definire “la miseria psicologica della massa”. Questo pericolo incombe maggiormente dove il legame sociale è stabilito soprattutto attraverso l’identificazione reciproca dei vari membri. […] La presente condizione di civiltà americana potrebbe offrire una buona opportunità per studiare questo temuto male delle civiltà, ma evito la tentazione di addentrarmi nella critica di tale civiltà; non voglio destare l’impressione che io stesso ami servirmi dei metodi americani.”

Si tratta di critiche aspre e cieche, che rischiano di condurre chi legge al problema opposto al conformismo: l’anticonformismo estremo, infatti, pur essendo portatore di una maggiore libertà individuale, quando ha origini rigide ed è fortemente ideologizzato, come per esempio nell’anarchismo, può condurre ad uno sterile rifiuto di ogni norma e generare episodi più o meno dannosi di instabilità sociale.

Uno studio recente, pubblicato sulla rivista “Neuron”, ha cercato di mettere in evidenza le basi neurobiologiche del conformismo. Condotto da ricercatori dell’F.C. Donders Center for Cognitive Neuroimaging dei Paesi Bassi, questo studio ha superato tutti quelli del passato che si limitavano a dimostrare l’effetto delle opinioni della maggioranza sul pensiero dei singoli individui e a enfatizzare l’attenzione con cui ciascuno di noi guarda ai giudizi altrui per ricevere informazioni su quali comportamenti sono considerati stimabili.

Klucharev e i suoi colleghi avevano ipotizzato che il conformismo potesse essere basato sull’apprendimento basato su rinforzi  e che un’incompatibilità conflittuale con le opinioni del gruppo potesse scatenare segnali di “previsione di errore”.

“Quest’ultimo meccanismo, identificato per la prima volta nei modelli dell’apprendimento tramite rinforzo, è definito come la differenza tra i risultati attesi e quelli ottenuti ed è ritenuto un segnale della necessità di una correzione dei propri comportamenti.”

Tramite tecniche si imaging (risonanza magnetica funzionale) i ricercatori hanno esaminato l’attività cerebrale di soggetti  i cui giudizi sull’attrattività dei visi subivano un’influenza da parte del gruppo. Particolarmente implicate nel processo sono risultate le zone del rostro del cingolato (RCZ) e del nucleus accumbens (NAc).

L’RCZ è noto ad oggi per essere coinvolto nel monitoraggio dei risultati comportamentali, mentre invece il NAc è implicato nell’apprendimento sociale, in processi di anticipazione di eventi ed elaborazione di ricompense.

Quando incontriamo un’opinione di gruppo, quindi diffusa, contraria alla nostra, questo provoca   una risposta neuronale nell’RCZ e nel NAc, simile a quella tipica dei segnali di “errori di previsione”.

Ecco le conclusioni a cui giungono i ricercatori: “Questo studio spiega perché spesso allineiamo automaticamente le nostre opinioni con quelle della maggioranza. I nostri risultati mostrano anche che il conformismo sociale è basato su meccanismi che sono in accordo con l’apprendimento per rinforzo e che questo meccanismo è collegato all’attività neuronale di ‘monitoraggio degli errori’ che segnala ciò che rappresenta probabilmente l’errore sociale fondamentale: l’essere troppo differenti dagli altri”.

Sonia Pasquinelli

 

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Link youtube: un esperimento sul grado in cui le persone tendono a conformarsi al gruppo.

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