Imbarazzato

Nicola S. “non mi sentivo pronto. I miei non potrebbero mai capire la scelta che ho fatto. Si tratta di una scelta o è solo come semplicemente SONO? A me sembra semplicemente naturale ma è una situazione che mi imbarazza. Sarò mai accettato?”

Imbarazzo

L’imbarazzo viene spesso considerato come una vergogna di minore intensità, che non comporta di per se difficoltà di pensiero e linguaggio. Anche la postura anziché essere incurvata su se stessi, è più flessibile, quasi ad oscillare tra un atteggiamento di approccio e uno di evitamento. Lo sguardo è caratterizzato da momenti di fissazione dell’interlocutore e frequenti momenti in cui viene distolto. Inoltre l’imbarazzo avviene quasi sempre in presenza di altri individui. Per una descrizione più precisa è necessario considerare la presenza di due tipi differenti di imbarazzo.

Il primo è strettamente legato a situazioni di esposizione e, a differenza della vergogna, non è collegato ad una valutazione negativa di sé. Infatti è possibile essere imbarazzati anche nel caso in cui si ricevono complimenti oppure nel caso in cui si sia introdotti come relatori di una conferenza dopo essere stati presentati con una serie di caratteristiche positive. In presenza di altre persone l’imbarazzo può essere provato anche senza interazioni dirette con loro, basta pensare di sentirsi osservati. In questi casi si tende a distogliere lo sguardo, a controllare di essere in ordine e a modificare la propria postura. Le donne spesso si aggiustano i capelli, gli uomini più frequentemente sistemano i propri vestiti o assumono una postura differente. Ad una conferenza, se l’oratore si guarda intorno e sceglie casualmente una persona del pubblico per ottenere un feedback, è possibile che quella persona tenda a sentirsi in imbarazzo pur essendo in grado di fornire il feed-back richiesto. Un secondo tipo di imbarazzo, invece, può essere legato a una valutazione negativa e può più facilmente essere considerato come una forma di vergogna meno intensa. Per esempio un cantante professionista potrebbe provare vergogna durante un’esibizione se commettesse degli errori come stonare o sbagliare una nota. Ma se lo stesso cantante organizzasse una cena per delle persone amiche, con il risultato che questa sia immangiabile, potrebbe provocargli un misto tra imbarazzo e ilarità, cosa che non capiterebbe certo a uno chef.

Vergogna

La vergogna può avere una funzione utile quando la persona evita di comportarsi nel modo che ha suscitato vergogna in passato o che immagina possa suscitare vergogna in un certo momento.
Quando una persona prova vergogna, l’emozione è soggettivamente esperita come desiderio di nascondersi, di scomparire o addirittura di morire. Tale stato d’animo è decisamente negativo e doloroso e porta a una compromissione del comportamento in corso, fino alla confusione del pensiero e a una difficoltà nel parlare. La modificazione posturale associata alla vergogna consiste in un
ripiegamento del corpo su se stesso come se volesse restringersi e scomparire dallo sguardo di se stesso e degli altri. Per provare vergogna, infatti, non è necessario trovarsi con altre persone, ma è possibile provarla di fronte a un proprio ricordo o previsione.
Se questa emozione si attiva con forza ci si sente sottoposti a un attacco globale al proprio sé ed è estremamente difficile liberarsene. A questo scopo sarebbe possibile cercare di reinterpretare la situazione in una maniera più accettabile per se stessi, ma in particolari situazioni si giunge fino al punto in cui la persona si sente come divisa in due. Un’altra possibilità è il tentativo di reprimere tale emozione con il rischio di confinarla in una parte inconscia del sé, fino alla amnesia dissociativa. E’ interessante notare che la vergogna può essere indotta da un’interpretazione soggettiva di un evento, non coincidente con ciò che hanno effettivamente pensato le altre persone presenti.