FRANCO BASAGLIA E LA LEGGE 180/78

La legge 180 del 13 maggio 1978, meglio nota come legge Basaglia, impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) istituendo servizi di igiene mentale pubblici. Essa si basava sulle nuove e “più umane” concezioni psichiatriche promosse e sperimentate da Franco Basaglia presso il manicomio San Giovanni di Trieste e portò con se una vera e propria rivoluzione culturale e medica.

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« La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere » Franco Basaglia

 

Il manicomio fino ad allora era nient’altro che un luogo di contenimento fisico, un luogo di istituzionalizzazione, una sorta di lazzaretto dove ammassare i devianti e tutte le paure della società riversate su di essi, un luogo dove si applicava ogni tipo di contenzione e pesanti terapie farmacologiche e invasive (come ad esempio l’elettroshock). L’idea che questa legge portava con se era quella di ridurre le terapie farmacologiche e la contenzione, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una miglior qualità di vita dei pazienti che alla chiusura dei manicomi sarebbero stati seguiti e curati da ambulatori territoriali. Ma pazienti che per anni erano stati annullati e istituzionalizzati tutto d’un tratto non potevano essere lasciati “a piede libero” e allo sbaraglio in quella società che da sempre aveva cercato di ammutolirli e annientarli togliendo loro ogni diritto; la chiusura dell’ultimo manicomio in Italia è avvenuta solo nel 1999 proprio perché prima era necessario costruire e consolidare la rete di servizi ambulatoriali nel territorio.

« Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([…]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell’asilo » Franco Basaglia

La chiusura dei manicomi ha portato, oltre allo sviluppo dei vari CSM (centri di salute mentale), a due effetti diametralmente opposti: da un lato la nascita di nuove case di cura private e dall’altro, nelle zone più povere, la nascita di una sorta di nuova classe sociale costruita dai “matti de istituzionalizzati” non più seguiti da nessuno e lasciati a vivere come dei barboni nei bassifondi delle città.

La 180/78, nonostante le critiche e le varie proposte di revisione, è attualmente nel trentennale della morte del suo promotore la legge quadro che regola l’assistenza psichiatrica nel nostro paese.

di Claudia Negretto

Comments (2)

  • Sono una infermiera costretta ad essere ricoverata contro la propria volontà in psichiatria per due volte per un mese. E messa inslattia psichiatrica per 4 mesi su pressione del proprio gruppo di lavoro nonché caposala. Dopo la terza minaccia di essere ricoverata scopro in un controllo preventivo di avere un linfoma al 2 stadio. Ho dovuto fare la terapia oncologica dovendo lavorare perché avendo gia usufruito di 6 mesi dei 9 di malattia in 3 anni di lavoro me ne rimanevano solo 3 mesi senza incorrere nella decurtazione di stipendio. Avendo un figlio da mantenere all’università ed essendo divorziata. Dopo la diagnosi di linfoma nessun componente del Gruppo di lavoro della centrale di sterilizzazione ha più contattato il CSM per chiedere provvedimenti restrittivi sul mio conto. Credo che la psichiatria debba fare ancora molta strada…

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